Capisco tutta la questione moderazione maglie strette/larghe, cartellini ecc.
Ma per me la domanda si doverebbe valutare la moderazione in funzione di cosa vuole essere hookii, se uno spazio di discussione libero e aperto, se un posto dove ha valore solo un commento che da un valore informativo aggiuntivo, se vogliamo un posto piacevole per chi commenta o un posto che sia piacevole da leggere anche per chi lurka, un posto dove possono intervenire gli autori.
Perchè in molti casi la moderazione potrebbe voler dire eliminare anche gli O.T, stroncare preventivamente alcuni modi di fare che non aggiungono niente ma tendono a generare botta e risposta lunghissime solo per avere ragione. Sono casi che spesso risultano fastidiosi tanto quanto un vaffanculo ma che non sono e non possono essere sanzionati, un esempio sono stati molti post ai danni di Barbetta che sarebbero stati, secondo interpretazioni più rigide del regolamene, da sanzionare eventualmente tanto quanto le risposte piccate dell’Autore.
In genere personalmente sarei per evitare totalmente la moderazione, e nei casi di insulti palesi, reiterati e gravi intervenire solo su segnalazione del diretto interessato degli insulti, valutando pero tutto lo storico del discorso e non la singola frase, trovo una stortura che una persona terza possa segnalare qualcosa, ma questo in base al mio modo di intendere il sito che è profondamente diverso da quello che hanno altri.
Inoltre aggiungo che ora disqus ha la funzione blocca utente, molti dei problemi posti qui nei post precedenti, sarebbero eliminabili semplicemente bloccando l’utente che reputiamo abbiano un comportamento scorretto, il fatto che si vuole a tutti i costi una moderazione più rigida non rientra in una migliore fruizione del sito ma solo in un proprio senso del giudizio (mi insulta lo voglio bannato!)
Infine, riporto le parole di Barbetta perchè ce la cantiamo tra noi ma poi questo è quello che vedono da fuori e non vedono solo i “sei un coglione” di Meis o i modi coloriti di Giancarlo ed Equo
. Guardate la discussione di altri su doppiozero riguardo al mio pezzo. Leggetele bene, molti dissentono, anche radicalmente. Scrivono a loro nome e non denigrano, non mistificano. Se non capiscono chiedono chiarimenti, non sono arroganti e presuntuosi. Possono pure dire che un testo mio non piace. Tempo fa Bertram Niessen dissentì radicalmente verso un mio pezzo, lo scrisse senza mezzi termini, in un commento. Per me fu un piacere, in quel caso aveva letto e riletto il testo, lo aveva compreso, mi convinse anche, in parte, che avevo torto. Teresa Arcelloni su fb mi ha scritto dicendomi che l’esempio delle calze di nylon l’aveva disturbata che io, con quella espressione, l’avevo delusa. C’è stato uno scambio tra noi. Bertram Niessen e Tersa Arcelloni sono persone, hanno un nome, non temono di mostrarsi. Ai miei tempi si faceva sempre così, nei dibattiti pubblici. Ricordo un Gillo Dorfles che stroncò un Gianpaolo Lai (io condividevo le opinioni di Lai in quel caso), un Enrico Rambaldi che stroncò un Emilio Agazzi perché non pronunciava bene il tedeso (io stavo dalla parte di Agazzi). Ma ci mettevano la faccia! Saranno stati pure antipatici, ma metterci la faccia era, ed è, l’essenza di un dibattito pubblico. Ci sono persone costrette a usare nicknames, per loro vale la legge sulla privacy, immagino che Salman Rushdi abbia ottime ragioni per usare un nickname. Non nascondetevi dietro un dito. Cambiate le regole, trasparenza. Siete un blog pubblico, non stiamo giocando a guardia e ladri. Non invocate principi morali e legali ai quali, con queste condotte, siete alieni. Inserite almeno un comitato etico che censura le aggressioni e le mistificazioni, mettete regole di scrittura decente, selezionate, in qualche modo, la m. A questo serve internet, a proporsi regole interne, altrimenti non lamentatevi se arrivano regole esterne. Questa è l’ultima volta che interverrò. Potete usare l’ultima parola, magari per invocare principi di libertà o per denigrarmi come vecchio rincoglionito, nostalgico (“posso chiamarti Er Barby?”) viene dal vostro sito, questo è cyberbullismo! Ho risposto che prima del sessantotto un gruppo di bulli della mia scuola già lo faceva, poi è arrivato il sessantotto. Provate a pensarci sopra. Io aspetto le vostre scuse, aspetto il vostro rispetto, aspetto che cambiate le vostre regole. Così, siete fuori dalla cultura, fuori dal dibattito. Siete “porno” (leggete Pietro Adami “Il porno di massa”, Raffaello Cortina). Siete millemiglia lontani da Marta Baggiani, che pure ha la vostra età, ma un bel pezzo di coraggio in più. Prendete lezioni almeno da lei!
Pietro Barbetta