Ci tengo a precisare ancora una volta che non l’ho riletto. (Le parti in grassetto corsivo sono le cose da sistemare assolutamente, quelle in grassetto sono i macro temi, in corsivo qualche nome proprio o robe in inglese). Comunque eccolo, tutto vostro
Il giornalismo e i lettori al tempo delle newsletter. Questo il titolo dell’incontro che ha organizzato hookii in occasione del suo terzo compleanno, un incontro a cui sono stati invitati tre autori di newsletter e che è stato moderato da Ruben Bianco, collaboratore di TvTalk e YouTrend (avete presente il sito che si occupa di sondaggi in periodo di elezioni e referendum? Ecco, uno di loro). Relativamente agli autori, invece, c’era Francesco Costa, il vicedirettore de Il Post, che a partire da maggio 2015 si è occupato con impegno crescente di seguire la bizzarra campagna elettorale americana che alla fine ha incoronato Trump come presidente; c’era Francesco Maselli, da poco giornalista per Il Foglio e autore della newsletter sulla (meno bizzarra ma comunque sorprendente) campagna elettorale francese del 2017; e c’era Edoardo Toniolatti, che di professione non fa (e non vuole fare) il giornalista, ma che ha creato dalla sua passione per la politica tedesca la newsletter Noch4Jahre?, incentrata sulla quarta (e abbastanza prevedibile) vittoria della CDU di Angela Merkel in Germania in una campagna che però – come lui stesso sottolinea – si è rivelata molto diversa dalle precedenti. Dalle domande di Ruben Bianco e da quelle del pubblico sono emerse circa due ore e mezza di confronto. Se avete voglia di recuperarle (integralmente, o solo le parti che più vi interessano), c’è il podcast qui (LINK1) e qui (LINK2).
Si è parlato della natura della newsletter: si tratta di un mezzo che risale agli albori di internet, quando i siti di news (e i social network, ça va sans dire) erano meno diffusi e conosciuti, e che apparentemente sta conoscendo una nuova “primavera” negli Stati Uniti. Stando alle parole dei tre autori, ci sarebbero diverse ragioni per preferirle ad altri mezzi di informazione. Innanzitutto, la casella e-mail è un luogo più personale e silenzioso, privo di banner pubblicitari, commenti e link ad articoli su altri temi. In questo modo, è più facile creare un rapporto “1:1” tra l’autore e il lettore. L’autore può così raggiungere chiunque sia interessato al tema, ed essere in qualche modo certo di essere letto; viceversa il lettore non ha bisogno di andare a cercare le novità sul tema e, in caso di dubbi o domande, può rivolgersi direttamente a chi scrive. La newsletter risulta inoltre un ottimo mezzo per seguire fenomeni in evoluzione, come appunto le campagne elettorali di paesi esteri: la cadenza regolare, infatti, permette di non dover ricostruire ad ogni puntata il contesto in cui si svolgono gli eventi, contrariamente ai servizi giornalistici dei media tradizionali. Al contrario, è forse meno indicato per tematiche più trasversali come la politica nazionale: in particolare, Francesco Costa evidenzia come ci sia una certa saturazione del tema, e come sia ancora più difficile parlarne senza prendere contestualmente una posizione in merito (o viceversa, finendo per essere accusati di non voler esporsi troppo).
Il formato della newsletter è, invece, variabile. Molti giornali, ad esempio, inviano una sorta di riassunto degli articoli pubblicati (ad esempio, i migliori della settimana): una collezione di link, piuttosto che dei testi. Edoardo Toniolatti spiega di aver molto riflettuto in merito, e di aver optato inizialmente per una struttura “a blocchi”: un paragrafo per ogni partito o area politica, o per avvenimenti specifici della settimana; ciò gli ha reso più facile organizzarsi. Francesco Maselli ha quantificato la lunghezza delle sue mail intorno alle 10 15’000 battute e ha spiegato di aver deciso di inserire una rubrica sul “personaggio della settimana” per permettere al lettore di avvicinarsi al tema non solo da un punto di vista generale.
Relativamente al pubblico delle newsletter, tutti e tre gli autori riconoscono di non poter fare analisi troppo precise, trattandosi di campioni abbastanza ristretti (circa 850 iscritti per Toniolatti, 1700 per Maselli e qualche migliaia DA VERIFICARE COL VIDEO per Costa). Di certo, si tratta di persone molto interessate alla politica estera, e che per questo non si fanno problemi a contattarli ed eventualmente a correggerli in caso di sviste. Questo tipo di rapporto ha un impatto positivo sulla newsletter stessa, innanzitutto perché permette di capire quali temi destano maggiore interesse, e di conseguenza si può decidere di approfondirli nelle puntate successive. Inoltre, un rapporto del genere consente di andare al di là della newsletter stessa: Francesco Costa fa riferimento sia all’organizzazione di eventi di approfondimento dal vivo, sia alla campagna di donazioni grazie alla quale è riuscito a finanziare il suo viaggio negli Stati Uniti.
Ma a proposito di costi, quanto conviene in termini economici occuparsi di una newsletter? Sicuramente, parecchio tempo libero, data la necessita di conciliarla col lavoro vero e proprio. Al crescere del numero degli iscritti, potrebbero nascere alcune esigenze tecniche costose: ad esempio, un servizio di newsletter che permetta di sforare il tetto “gratuito”, o l’aggiunta di servizi collaterali (ad esempio, la registrazione di un podcast). Ma le spese vere e proprie nascono dalla volontà di seguire le campagne elettorali sul campo: gli spostamenti, i pernottamenti, i pasti fuori casa. Si tratta però dell’unico modo di entrare in contatto col mondo di cui si scrive, sia parlando con la gente comune, sia assistendo ad eventi che non è possibile reperire sui media tradizionali. Ciò significa anche evitare il cosiddetto “effetto bolla” nella scelta delle fonti su cui basare la newsletter, in quanto permette di avere un’idea complessiva dei cambiamenti che sta vivendo il paese in quel momento.
La copertura della politica estera sui media italiani è stato un altro tema molto dibattuto durante l’incontro. Com’è possibile, si chiede Ruben Bianco, che dei neolaureati come Maselli o dei “non giornalisti” come Toniolatti, riescano a coprire eventi di questa portata meglio delle testate e dei media tradizionali, che sembrano disinteressati agli esteri? Secondo Francesco Costa non è un problema di mancati investimenti: gli inviati all’estero per i giornali ed i telegiornali costano parecchio alle redazioni, e anche l’organizzazione di “maratone” in occasione di grandi eventi sembrano dimostrare una certa attenzione al tema. La tendenza, invece, sarebbe quella di sottovalutare i lettori e gli ascoltatori: per questa ragione, la copertura viene orientata maggiormente al gossip (si pensi all’attenzione data sui giornali italiani alla moglie di Emmanuel Macron) o alle assonanze con la situazione politica italiana, invece di indagare più a fondo sui fenomeni sociali o rimettere in discussione questo modo di fare giornalismo. Inoltre alcuni paesi sono quasi completamente ignorati o percepiti come “noiosi”: come sottolinea Edoardo Toniolatti, è il caso della Germania, un paese di cui si parla solo in caso di elezioni (e comunque senza approfondire troppo) o di eventi molto particolari.
Immancabile, una domanda sulle fake news e sulla possibilità di contribuire alla lotta contro di esse per mezzo delle newsletter. I tre autori dicono di non volersi occupare direttamente di debunking; tuttavia cercare di produrre contenuti di qualità, basati su fonti affidabili e su un contatto più diretto col contesto, significa andare in quella direzione. Bisogna però fare attenzione a una cosa: “newsletter” non significa automaticamente “buon giornalismo”. Molti contenuti validi possono essere reperiti anche sui media tradizionali e, viceversa, a voler insistere sul modello “newsletter” c’è il rischio di avere prodotti di media qualità, soprattutto se ciò avviene su base volontaria e non come vero e proprio lavoro.
Infine, qualche nota sugli autori delle newsletter. Grazie alla crescente diffusione dei loro prodotti, il mondo della televisione, ma soprattutto quello della radio, si è accorto di loro. Certo, non al punto di rinunciare alle facce dei “soliti noti” come ospiti in studio, che sono ormai una garanzia di audience. La tendenza dei tre autori, inoltre, è quella di farsi accreditare come esperti del tema che trattano, piuttosto che apparire come “tuttologi” (sebbene per motivi lavorativi sia necessario uscire dalla propria comfort zone, come spiega Francesco Maselli). Quanto al futuro delle newsletter, Francesco Costa la concluderà a fine anno, volendo concentrare le proprie energie su un libro nel 2018; Edoardo Toniolatti continuerà invece a seguire la politica tedesca fino alla formazione del nuovo governo (che potrebbe avvenire indicativamente a fine dicembre); Francesco Maselli ricomincerà a scrivere di politica francese nel 2018, probabilmente concentrando le proprie energie su reportage dal paese.
Ultimo ma non ultimo, qualcuno ha chiesto consigli su quali altre newsletter sia possibile seguire. Ecco quindi qualche suggerimento:
• SenzaRossetto
• politico.eu
• Le Figaro
• Axios
• I giornali tedeschi (??)
• La newsletter di Sechis (???)
• ((Carrer su UK?))
• ((Voccia su Giappone))
(per questa parte finale: secondo me potremmo cercare qualche link e metterlo - ps: Voccia e Carrer li ho aggiunti io, nel video non sono nominati ma dato che sono pure rilanciati su hookii avrebbe un suo senso)