Un tempo la regola era di non discutere casi specifici, se non mi sbaglio, però non è che me la prendo per questo. Io sono stato senz’altro ruvido. Però è un fatto, ormai sotto gli occhi di tutti visto che abbiamo anche messo mano al paper, che quel tizio non ha alcuna competenza e non sa quello che dice. Dice una serie di sfondoni enormi, senza capo né cosa, ecc. ecc.
Perché dico questo, e che c’entra? C’entra perché se l’articolo proposto è pieno di strafalcioni imbarazzanti, non si può incolpare se qualcuno lo fa notare dicendo chiaramente in che termini è la cosa. Mi spiace che quel che voglio dire suoni come una mia difesa, ma per quanto aspri possano essere i commenti, fintantoché sono motivati e argomentati, non dovrebbero costituire un problema.
L’autore in questione troverà, nelle sedi accademiche e non in cui avrà la ventura di andare a parlare, una accoglienza identica a quella che gli ho riservato io, o peggiore. Termini come “ridicolo”, “squalificante”, “imbarazzante” ricorreranno spesso perché sono quelli che descrivono esattamente la realtà dei fatti. E’ un caso estremo (poche cose abbiamo pubblicato così insulse) ma rientra nello spettro dei commenti esprimibili.
Con questo, non ne faccio certo una colpa a chi ha fatto la segnalazione, anzi. La segnalazione è stata fatta in perfetta buona fede, ed effettivamente sembrava una cosa interessante. Però se non si dice pane al pane, vino al vino e si evita di definire imbarazzante e ridicolo ciò che lo è, non si rende un buon servizio ai lettori, che potrebbero pensare che quel che stanno leggendo abbia un valore che invece non ha. Capita.